QUANDO MIO FIGLIO STA MALE

Riflessioni sullʼadolescenza

No, non lo sopporto, non ci riesco, non riesco a far finta di nulla quando mio figlio sta male e allora mi ammalo un poco anch’io… E lo so, lo so bene che non dovrei. Mi dicono di fare la mamma “con le palle”, la mamma autorevole; mi ripetono fino alla nausea di non preoccuparmi e che tutto passerà, “sii forte!”.
Ma che forte, io mi fermo, mi autosospendo; il mondo là fuori di me può anche andare avanti, io no, io sto qua, con lui e torno un poʼ (tanto?) indietro nel tempo con i miei ricordi. A quando avevo 16/17 anni, a quando soffrivo tanto anche io, proprio come ora soffre lui.
E allora mi viene naturale fermarmi e provare a ripercorrere con i ricordi quei tempi così bui della mia vita di adolescente. Penso che mi comporto così essenzialmente per poter attingere dal mio passato qualche cosa di “utile”, per potergli essere ancora più vicino, buttandomi totalmente nei suoi pensieri, nelle sue emozioni.
Si legge ovunque e si dice: “è lʼadolescenza, passerà…” Ma è facile riassumere tutto così, con una sola parola: ADOLESCENZA. Il fatto è che, me lo ricordo bene, in quel periodo esiste solo il proprio personale enorme dolore e una gran confusione dentro di sé e quindi non si riesce proprio a capire come si possa pensare che si tratti solo di un fenomeno, un periodo della nostra vita e che in un modo o in un altro tutto finirà. Il dolore, il male di vivere che si prova è così vivo, così forte e unico, così personale!
“Il male è assoluto, è solo mio; sono io, io solo/a che sto nella merda, che faccio fatica ad alzarmi, lavarmi e andare a scuola la mattina, che faccio fatica a stare in classe, che mi isolo, che faccio fatica anche a pensare e che mi sento così solo…

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E come faccio ad essere così sicuro/a che si tratti solo di un periodo?” Questo dice lʼadolescente, perché quello è il suo presente, totalizzante, che lo/a schiaccia e perché lui/lei vive solo in quel momento e quindi non riesce a vedere nessuna possibilità di una vita migliore: tutto è solo qua, adesso e adesso tutto fa terribilmente schifo e paura.
Amo mio figlio più di chiunque al mondo (non ho ancora capito se persino più di me stessa!) e soffro, soffro tanto nel vederlo percorrere la stessa faticosissima strada dellʼadolescenza, della paura, del vuoto interiore che ho provato così forte anch’ io alla sua età.Ora io, madre, moglie, donna matura (un poʼ tanto matura?) riesco a tirarmene fuori, riesco a pensare che per lui tutto questo gran soffrire un giorno finirà; ma quello che non riesco proprio a fare è farglielo capire, trasmettendogli la certezza che non si tratta che di un momento di “passaggio obbligato”.
E allora così imparo che anche la sua confusione, la sua tormentata adolescenza è tutta sua e che ha tutto il diritto di viversela fino in fondo. Parlo di diritto, sì, perché sono dei momenti indimenticabili quelli che sta passando e vale la pena che se li viva fino in fondo con le proprie forze (anche quelle di chiedere aiuto). Quello sforzo per crescere che si prova così forte a quellʼetà non si può insegnare: non si può dire a nessuno come, quando e perché sia meglio diventare una persona fatta in un modo piuttosto che in un altro. Mio figlio sta diventando un giovane uomo ed io non posso quindi che augurargli: “ Buon cammino!!”.

 

Ludovica

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