Andando avanti negli anni succede di veder gente della nostra età andarsene.
Il dolore non è quello della perdita del parente prossimo o dell’amico, ma avvertiamo acuta la nostalgia per un tempo e per dei luoghi che fanno parte del nostro vissuto e che si stanno chiudendo, come un sipario che man mano cala su uno spettacolo teatrale.
Voglio scrivere due righe su M. A., classe 1951, stroncata da due infarti nel giro di pochi giorni. Più una conoscente che un’amica. La sua morte mi ha colpita perché lei appartiene alla cerchia di persone che come me hanno vissuto la loro infanzia in un paesino della provincia di Milano, allora di 2000 anime oggi di 5000, in cui ci si conosceva tutti.
Mi ricordo di lei quattordicenne, in un vicolo in penombra al centro del paese, abbracciata a un ragazzo meridionale, diventato poi suo marito, in un periodo in cui i meridionali non erano troppo benvisti (che tempi assurdi!! e la storia si ripete di continuo verso gli ultimi arrivati). Io ero un po’ una tardona e forse per questo la scena mi è rimasta impressa. L’ho incontrata non molto tempo fa, la bella pelle del viso e gli occhi chiari, e ho pensato alla fortuna di avere un buon DNA: la madre di 96 anni è ancora qui. Purtroppo invece se ne è andata e, prima di lei, M. del ’52, che viveva sulla mia stessa via, A., della mia età e vari altri che mi son stati “compagni dell’età più bella”.
Carmen