Dalle fiabe ai cartoni……

Maria Pia Pieri

“Vieni, vieni, piccolino, che ti racconto una fola…”

“No, una fola no, sono grande, voglio una storia con le avventure, con i pirati e i briganti”

“Sarà difficile una storia con tutti e due insieme, i pirati stanno nel mare, i briganti sulle montagne.”

“Allora due storie, voglio due storie, sennò guardo i cartoni.”

“Lasciami pensare un pochino, mica è facile su due piedi.”

“Chissà, pensa tra sé e sé, se riuscirò a soddisfarlo. Magari intrecciando le due storie con un po’ di fantasia, d’altronde una nonna che vuole competere con i cartoni a che serve, se non a questo, devo cercare qualcosa di, di…. Non sa ancora bene cosa, la nonna, ma è decisa a farsi ascoltare.

“Siediti qui, chiudi gli occhi e ascolta.

Molti anni fa c’erano navi molto belle, con tante vele bianche spiegate al vento, si chiamavano velieri. Solcavano il mare lasciando scie di spuma e da lontano sembravano grandi uccelli svolazzanti a pelo d’acqua. I ragazzi quando le vedevano passare le invidiavano, avrebbero voluto fare gli stessi viaggi e vedere le terre lontane al di là dell’orizzonte. E poi ritornare per raccontare di paesi e di genti diverse dall’altra parte del mondo. Ce ne erano ancora tanti di paesi da scoprire. Quello che questi ragazzi non sapevano era quanto fosse dura e pericolosa la vita sui velieri. Distante dalle spiagge il mare spesso si infuriava, le tempeste di pioggia e grandine si susseguivano, le onde si ingrossavano e sembravano inghiottire la nave. Diventavano mostri affamati a bocca aperta.

Qualche marinaio di ritorno aveva cercato di raccontare la paura e il pericolo, ma Marino, un ragazzino di 15 anni, non li ascoltava. Voleva salire su un veliero e andare a visitare il Polo Sud. E un giorno lasciò il paese su al Nord e si imbarcò per

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andare verso i mari lontani.

 

Era il più giovane sulla nave, uno dei mozzi e doveva lavorare molto.

Doveva salire sugli alberi e prendersi cura delle vele a seconda dei venti e questo non era facile. Qualche volta si sentiva cadere anche se cercava di reggersi bene alle corde, nei primi giorni a forza di salire e scendere gli si erano formate delle piaghe dolorose sulle mani, ma poi si fecero i calli e il dolore forte passò. La sera, quando finalmente poteva riposare, si avvicinava ai marinai più vecchi e ascoltava le loro storie di posti lontani, freddi come il ghiaccio oppure caldi come il sole cocente e, quando non avevano voglia di raccontare era lui che li stimolava e insisteva. “Ma i pirati? li avete visti”? vi hanno attaccato?” “Ma che pirati, quelli c’erano una volta, prima di noi, quando i galeoni portavano l’oro e le pietre preziose, ora sono morti e poi noi portiamo poca roba di valore. Poveri pirati sarebbero.”

Ma un giorno accadde l’inaspettato. Il veliero fu attaccato, non da bei pirati con costumi colorati e sciabole affilate ma da uno sparuto gruppo di uomini, cotti dal sole, magri finiti e urlanti, muniti di pugnali e coltellacci. Marino rimase immobile, non riusciva a muoversi, tremava, finché uno dei pirati lo afferrò e lo gettò con un grido al di là della paratia. Mentre cadeva nel vuoto per un attimo pensò di essere alla fine. Non sapeva nuotare, veniva da un paese tra il mare e i monti dove a saper nuotare erano in pochi, solo i ricchi.”


“Io, nonna, per fortuna so nuotare…Ma allora Marino muore…”

“No, quando sta per toccare l’acqua una mano lo tira su in alto e lo butta sul fondo di una scialuppa. E’ un piccolo pirata che è rimasto a guardia del povero mezzo. Marino non riesce nemmeno ad aprire gli occhi.”

“ E ora che succede?”

“Lasciami andare avanti e te lo dico.”

Le isole dei Mari del Sud nei libri di Salgari, la nonna li aveva letti tutti o quasi e aveva anche cercato i loro posti sull’Atlante geografico. Si può dire che da ragazzina aveva viaggiato con loro. Ma ora doveva ricostruire le memorie e le sensazioni e poi aveva detto che non erano più quei tempi… Va bene, era un racconto fantastico, forse i dettagli storici non erano così necessari. Importante ora era il passaggio dai pirati ai briganti…E così ricominciò.

“Quando tutti questi poveri pirati furono ritornati sulle loro scialuppe, con quello che erano riusciti ad afferrare, a forza di remi arrivarono a una specie di spiaggia sabbiosa chiusa da alte rocce, ripide e aguzze. Non si erano curati di Marino che se ne stava tremante mezzo nascosto sul fondo. Forse dapprima non l’avevano neppure visto nella fretta di allontanarsi dal veliero, ma appena arrivati lo alzarono su come un sacco e con parole strane lo spinsero verso le rocce.

Ed ecco apparire dei briganti, alti, forti, con vestiti colorati e sgargianti, muniti di pistoloni e fucili. Di fronte a loro i poveri pirati si inchinarono fino quasi a sfiorare la terra e deposero al suolo le poche cose racimolate sul veliero. Ma i briganti non furono soddisfatti e cominciarono a prenderli a calci e a pugni. Il bottino era troppo magro per loro. A vedere quello che stava succedendo Marino prima provò a correre lontano, tanto nessuno in quel momento si curava di lui, poi ci ripensò, tornò indietro e affrontò i briganti, gli urlò che quello che facevano era vergognoso e cominciò a saltare e a gridare come un piccolo diavolo. I briganti, che non avevano mai sentito né visto qualcuno che si ribellasse al loro volere, si misero a ridere a crepapelle. Marino ci rimase male, ma poi pensò, ride ben chi ride ultimo, si arrampicò sulle rocce, aveva imparato sul veliero a salire su e giù dall’albero maestro e cominciò….”

“Oh, nonna ma che mi racconti…

viene da rider anche a me, questa volta non ci sei, ora vado a vedere i cartoni, con i pirati veri e i briganti brutti, vieni anche te che così impari…”

 

(Dovevano essere due fole e non sono stata capace di farne nemmeno una, forse dovrei davvero guardare i cartoni per aggiornarmi…)

Maria Pia Pieri

Pubblicato sulla rivista della Biblioteca dell’Isolotto (Firenze)”Aghi di pino”


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