Perdono devo chiederlo a qualcuno
dalla distanza di questa mia tarda
età. A chi e perché non so ma sento
che avvinghiata è una colpa alla mia vita.
Troppo o poco amore, che importa,
è un’unica radice.
Sospesi sono i fili del giudizio,
nascoste le ragioni delle scelte –
se scelta fu, o destino, o codice
di geni prefissati, a farmi quella
che non può non essere quella
che sono stata.
Perdono chiedo a chi lo sa concedere
per la pietà di una comune sorte.
ho ormai smarrito la punteggiatura
immagini ed eventi
e sentimenti
non han più un ordine
affastellati era Palermo o un compleanno
pioggia a Dublino o al mare
e la sintassi si è fatta incerta
le temporali in libertà
son nata in maggio o un po’ più in là
per
le causali poche speranze
casuali invece coordinate
e subordinate
son sol sicure le tre ipotetiche
se ci sarò ci fossi o fossi stata
questo e quello e quell’altro
certo farò, farei o avrei già fatto
Alle mie nipoti
Avanzate incedendo altere intrepide
nel trionfo della vostra fulgente
giovinezza, sicure di una festa
ininterrotta.
Danzano i vostri capelli,
dal colore delle foglie d’autunno,
intessuti di un oro diseguale.
Brillano i vostri occhi che pure
sanno ombrosi silenzi.
Avanzate sicure, le belle bocche
schiuse in un riso leggero.
Vi guardo. E temo e spero.
Mariella Stagi