Violenza contro le donne. Come fermarla?

Sempre più spesso capita che i mass-media diano notizia di donne che avendo rifiutato un marito, un fidanzato o un amante, siano state uccise.                                

                                                                          PERCHE’?

Siamo alla fine del 2023 e abbiamo attraversato nel secolo scorso varie fasi progressiste  a favore della donna : il femminismo, la legge sul divorzio e sull’aborto e la pillola anticoncezionale. In questo cambiamento epocale la donna iniziava un percorso di  emancipazione  dalla sudditanza dall’uomo ,una terribile minaccia per quei maschi fragili che temevano di perdere il potere sulle loro compagne. Mentre “l’altra metà del cielo” diventava sempre più combattiva e rivendicava i propri diritti, il sesso forte si sentiva sempre più sperduto, e così quell’ondata  progressista degli anni Settanta ha finito per lasciare il posto a quella restaurativa. Un ritorno al passato forniva all’uomo insicuro precarie certezze. 

Giulia Cecchettin, come altre donne, è stata uccisa da tutto ciò che la società patriarcale legittima nei normali comportamenti che molti uomini mettono in atto nella relazione, comportamenti fatti di violenze verbali, gestuali , fisiche e culturali. Infatti è la minaccia al principio gerarchico la molla che scatena la violenza contro la donna che con il suo comportamento ribelle lo mette in discussione pretendendo di essere padrona di se stessa.

L’idea arcaica “Io ti amo e quindi sei mia “, perfetta razionalizzazione di un atto di prepotenza, costituisce ancora oggi la base di troppi rapporti sentimentali.

La paura di una donna indipendente, autonoma, che pretende di scegliere il proprio percorso di vita, può fare impazzire chi, nonostante le pretese di parità, crede nella sottomissione di un sesso da parte dell’altro. 

Non tutti gli uomini sono assassini , ma tutti hanno un ruolo  nel tenere  vivi i propri privilegi, fondati proprio  su una gerarchia, e quando le donne oltraggiate trovano il coraggio e la forza di denunciare sono spesso gli uomini delle istituzioni  che mettono i bastoni tra le ruote per impedirglielo.

E’ quindi  dovere di una società civile (scuola, famiglia, organi di informazione) impegnarsi per avviare una radicale trasformazione dei modelli di pensiero, perché il problema della violenza contro le donne non è una questione privata ma collettiva e diventa urgente e soprattutto necessario coinvolgere ogni uomo che, invece di discolparsi o tacere di fronte a certi eventi, dovrebbe iniziare ad ascoltare e ad ascoltarsi in un’ ottica di consapevolezza introspettiva.

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Laura

 

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