‘Tu donna partorirai con dolore’ … E l’uomo, da quando la donna cominciava a partorire con dolore, o più o meno da allora, con spada, maschia corazza e scettro di comando, si trascina per il mondo… Qualche segno di stanchezza, però, da qualche secolo lo dà.
Lui è sempre stato l’essere forte, quello, appunto, da spada e corazza. La donna, più sensibile e accorta, in genere, gli sta al fianco, supporta e sopporta, ha grazia, bellezza, e mette al mondo altre creature.
Oggi spada e corazza non servono più tanto. Serve, soprattutto, viva materia cerebrale (questo spiega la ‘rimonta’ della donna). Oggi, normalmente, non si sguaina più la spada, e la corazza che serve non è la dura scorza del combattente-guerriero, nè, tantomeno, quella ferraglia ingombrante che una volta l’uomo si metteva addosso. Oggi la corazza che serve è quella sottopelle che rende forti dentro, fatta soprattutto di sensibilità e conoscenza.
Ancora troppi maschi, però (e non solo in certe periferie) se ne vanno in giro, baldanzosi e rigidi , indossando, o cercando ostinatamente di indossare, la fatica non è minore, una maschia corazza di (quasi invisibile) viril similpelle, tenendosi stretto, di solito in mezzo alle gambe, l’antico (anch’esso quasi invisibile) scettro di comando dell’uomo nei confronti della sua compagna di avventure-sventure. Inevitabilmente, questi maschi, fanno non pochi danni (soprattutto a quelle donne che gli stanno a fianco). Quanti sono? Forse la maggioranza, forse no, chi lo sa? Non è possibile individuare una linea di demarcazione tra maschi ‘cattivi’ e maschi ‘buoni’, tra maschi duri, virili, violenti e maschi sensibili, normali, accettabili. Un’emotività compressa non sempre scoppia (facendo venire alla luce quell’io non espresso), quando succede, una strana energia repressa irrompe in quel proprio vissuto squarciandolo tutto. Solo allora quel tutto (tutto?) sembra messo a nudo. In questi casi, molto spesso, alla lista degli uomini violenti si può aggiungere un altro nome. Se vogliamo più strettamente agganciarci al tema della violenza (planetaria) sulle donne si può dire che è solo quando quest’emotività compressa esplode, quando è ormai tardi per correre ai ripari, che la violenza (anche) omicida e animalesca di certi maschi viene in superficie e si palesa anche ai ‘ciechi’ che gli stavano intorno. In queste situazioni, un altro nome, di donna, ancora si aggiungerà ad un’altra lista. E ancora tanti faranno intendere o, addirittura, diranno chiaramente che quell’aggressione omicida e animalesca è stata compiuta dal solito maschio-marziano piombato tra di noi (visto che abbiamo utilizzato l’aggettivo ‘animalesco’ e toccato il tasto della violenza estrema, ricordiamoci, per capire bene (ma proprio bene), di una cosa non da poco: che lì, nel mondo animale si uccide solo per sopravvivere).
Ma anche l’uomo normalmente restio al linguaggio della violenza non è detto, però, che sia immune dal fascino di quella maschia corazza di viril simil pelle. C’è chi, infatti, l’ostenta già dai banchi di scuola, chi se la rimira compiaciuto intorno ad un tavolo da biliardo, chi all’interno di una palestra. Solitamente quest’uomo, al termine della sua più o meno spensierata giovinezza, tutto corazzato e irrigidito accosta e si lega ad una donna (quella che, penetrando la corazza, lo ha scombussolato creandogli della strana ansiolina interiore); abbastanza presto, quest’uomo, comincerà a rivolgersi con tono stentoreo a quella donna, ora moglie. Tutto corazzato all’esterno, pieno di buone intenzioni e con molti pregiudizi, lascia la famiglia d’origine per formarsene subito una ‘tutta sua’ (di solito fotocopia di quella lasciata, qualche attimo di riflessione in beata solitudine ci starebbe…); anche la pancetta che mette su è quella ereditata da suo padre. Tutto corazzato e senza nessuna elasticità mentale si rapporta (il più delle volte subendolo) al mondo che gli sta attorno. Tutto corazzato e appesantito (spesso anche dall’ansia da responsabilità) si rapporta ai figli, quei meravigliosi esserini che vede venir su; d’accordo con la sua donna, come da tradizione, incanalerà nella solita direzione la loro educazione regalando alla femminuccia bamboline e al maschietto armi giocattolo. Sempre, nella vita di tutti i giorni, quella rigida corazza esterna di viril simil pelle ( ereditata insieme a quella sua pancetta ) lo limita comprimendo le sue emozioni. Ma lui non si accorge, se si accorge tira avanti, povero e patetico ‘guerriero’ stanco e sempre più confuso (ma, ancora, con l’atavico impulso aggressivo e l’istinto a prendere e portare in caverna). Ogni tanto ‘un raggio di sole’, per citare Quasimodo, illuminerà anche lui, allietandolo e aiutandolo a riconciliarsi un po’ con se stesso e con gli altri.
Questo maschio, con tanto di scettro da comando, tutto corazzato ma in deficit di sensibilità e, quindi, poco comunicativo (po-co co-mu-ni-ca-ti-vo), può entrare in conflitto con la donna. Allora partono i fendenti. E’ Kramer contro Kramer (film anni 70, Dustin Hoffman e Maryl Streep), anzi, peggio. L’uomo è forte, rigido, (soprattutto è frustrato), colpevolizza e colpisce duro per far male. La donna sa molto bene chi ha di fronte, conosce molto bene quella semi invisibile corazza che lo avvolge, la conosce a memoria millimetro per millimetro (gliel’ha vista indossare tante volte). Conosce, soprattutto, i suoi punti deboli e colpisce anche lei ma con colpi mirati. In genere, da questo scontro, entrambi riportano ferite dure a guarire. L’uomo, anche quando è lui ad uscire più malconcio dallo scontro, neanche si accorge che quella sua maschia corazza ha contribuito non poco ai suoi (e non solo suoi) casini.
Questo maschio, anche quando non entra in conflitto, rimane un essere rigido, con poca sensibilità, e anche un po’ triste. Forse sarebbe meglio se tirasse avanti lasciandosi scivolare di dosso questo scettro regale impegnativo e condizionante.Così, tanto per muoversi un po’ più rilassato. Questo scettro, qualche donna lo vorrà raccogliere…
Eus