PALERMO

Una città, due punti di vista


Bisogna visitarla quando non è ancora esplosa l’estate.

Palermo è uno scrigno che racchiude tanti tesori. Il fascino dei suoi monumenti, chiese, piazze, palazzi, è la varietà e fusione di stili che la rendono unica. Ti trovi davanti una chiesa normanna che ha elementi gotici ma anche arabi ma anche bizantini. Basti pensare a S.Cataldo o alla Martorana o al duomo di Monreale. Oppure entri in una chiesa che all’esterno ti sembra rinascimentale e scopri che all’interno è gotica (S.Maria della catena). O puoi scoprire all’interno del mercato del Capo, quartiere popolare, una chiesa barocca che racchiude degli intarsi in marmo di grande bellezza.

 

Poi ci sono gli Oratori in cui il Serpotta ha rappresentato un mondo di angeli-bambini che giocano e si fanno dispetti e di donne belle e maestose. La cattedrale, con quella fiancata composita e ricca, ha il caldo colore della pietra locale. Nel palazzo Abatellis puoi ammirare la splendido volto dell’Annunziata di A. da Messina e il famoso affresco “Il trionfo della morte”. Un altro palazzo, quello della Zisa, è da ammirare in sé e per sé, con l’acqua che vi scorreva dentro e intorno, gli ambienti rinfrescati da una particolare circolazione dell’aria.

E’ piacevole perdersi nei vicoli un po’ fatiscenti ma ancora vivi e vissuti, tra le urla dei venditori, il frastuono dei motorini e la gente che vive per le strade e nelle piazze. Dei tre mercati: Capo, Ballarò e Vucciria, quello di Ballarò ci è parso il più animato, ma abbiamo sperimentato che a Capo si compra bene “assai” e la frutta e la verdura sono ottime.

Le vie attorno al teatro Massimo si animano di sera e tutta la gioventù sembra riversarsi nei numerosi bar e ristoranti con tavolini all’aperto. Come a Parigi.

Ma noi, che la sera preferiamo stare leggeri, è a pranzo che torniamo più volte con piacere all’Antica Focacceria, di fronte alla chiesa di S. Francesco d’Assisi, per gustarne i timballi, le sarde a beccafilo, le pannelle, la focaccia con la “meusa” (milza), le cassate e i cannoli. Che delizia!

Carmen

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Un vicolo stretto e buio o un viale orlato di palme; una chiesa barocca o un mercato chiassoso,Palermo è così, una città con due volti.

C’è la cosiddetta “città d’arte”,presente su tutte le guide turistiche con date e dettagli architettonici; quella dei sontuosi teatri , dei preziosi musei e delle eleganti vie del passeggio .

Poi c’è la città vera, anzi “verace”, più nascosta, quella dei vecchi quartieri, spicchi di città storica, che rappresentano l’anima di Palermo.

A ogni quartiere corrisponde un grande mercato: pagine di storia e di folklore, luoghi pittoreschi dove rimbomba il baccano dei venditori , in cui ti riempi gli occhi con le bancarelle sovraccariche di pesce, verdure, spezie e oggetti che ricordano un bazar orientale e che Guttuso ha così splendidamente rappresentato nel suo suo celebre dipinto “La Vucciria “.

Puoi andare a zonzo senza una meta precisa per vicoli fatiscenti e densi di odori, sotto il bucato steso al caldo scirocco e all’improvviso puoi imbatterti in piccoli capolavori come le chiese di Casa Professa (o del Gesù) o San Giuseppe dei Teatini che all’interno sfoggiano una fioritura di marmi intarsiati, affreschi, stucchi e putti maestosi degni del miglior barocco. O ancora puoi entrare nella Galleria di Palazzo Abatellis e perderti nella semplicità dello sguardo dellAnnunziata(Antonello da Messina) nell’azzurro, quasi blu, della sua veste , nel gesto delicato della sua mano.

Girando da un capo all’altro di Via Vittorio Emanuele puoi attraversare il centro storico e godertelo in ogni sfumatura. A cominciare da quell’angolo di città monumentale che vanta il Palazzo dei Normanni (famoso per la Cappella Palatina) o la Cattedrale dai tratti arabeggianti, fino ad arrivare alla Cala, il porto storico di Palermo. Continuando si arriva alla “Piazza della Marina, cinta da palazzi che un tempo furono residenze nobiliari, con al centro gli alberi secolari del “Giardino Garibaldi”, in cui sorge il ficus più antico

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d’Europa.

 

 

A breve distanza dalla piazza esistono altri luoghi della Palermo di ieri e di oggi. I dintorni della “Chiesa di S. Francesco d’Assisi, ad esempio, sono un ottimo esempio di recupero del centro: la chiesa è stata completamente ripulita, alcuni palazzi restaurati e “L’Antica Focacceria San Francesco, uno dei locali storici, è ancora attuale. Da sempre, palermitani vanno lì per gustare il tradizionale panino con la milza (pani cu a mèusa), che viene cotta nel lardo e condita con ricotta e caciovallo.

 

Da non dimenticare una visita alla chiesa dello Spasimo, perché attorno all’albero addossato ad un muro, che lascia scoperta la volta del cielo, di energia ne gira parecchia.

Laura

 

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