Un uccello rinchiuso
il mio pensiero continua
inesorabile a lanciarsi
contro la lastra che ci separa.
Si lacera le ali, si affloscia,
ritenta.
Ti ritrova solo di qua,
nella tua sofferenza
che si ripete all’infinito.
Riposa, amore mio.
E dammi riposo.
Se tu mi fossi stato
restituito –
ho pregato un miracolo
senza crederci –
le mie mani
ti avrei riconsegnato,
e più consapevolmente
ci saremmo toccati
prima di perderci
di nuovo
nel nulla.
Quando d’un tratto
mi coglie la tua assenza
è lampo di ghiaccio
nel cervello, eco
di tuono nel mio petto.
Poi il tonfo si arresta
e cerco di dimenticarmi
di te.
Da un poco in qua
è uno iato
ogni distacco dalla
vita
usuale.
Si allentano i viluppi
che mi tengono avvinta.
Vivo disancoramenti
fra desolazione e allegria, fra
dismemoria e rimpianto.
La tregua è breve.
Qui si arrovella
la mia vita.
Mariella Stagi