Quali sono gli ingredienti che possono rendere magica una vacanza di fine settembre?
Un clima ancora estivo, un hotel in riva al mare, un piccolo villaggio circondato da pinete che si protendono fin sulla spiaggia, dei buoni amici. A parte gli amici portati da casa, il resto si può trovare in Cilento, una delle zone più intatte e pittoresche della costa tirrenica.
Eravamo nei pressi di Punta Licosa, che deriva il suo nome dalla sirena Leucosia, che con le sue sorelle qui si uccise per non essere riuscita ad ammaliare Ulisse.
In questo tratto di costa è un susseguirsi di promontori che si protendono verso il mare, ancora ricoperti di ricca vegetazione. Suggestiva la vista da capo Palinuro il cui nome ricorda il nocchiero di Enea annegato in mare per esservi caduto nel sonno, e qui apparso all’eroe chiedendo sepoltura.
I paesi si sono ingranditi in modo un po’ disordinato, ma qua e là si possono ancora trovare piccoli villaggi con piazze simili a terrazze sul mare, viuzze strette e case addossate le une alle altre, com’erano un tempo le abitazioni dei pescatori. Qui si può dormire cullati dal solo rumore della risacca e svegliarsi al mattino con lo scintillio del sole sul mare.
Da qui si può facilmente raggiungere Paestum. Le grandiose mura e i templi ben conservati ricordano il suo glorioso passato di città prima greca e poi romana. Da non perdere il museo con le metope del Santuario di Hera, alla foce del Sele (VII – VI sec. a.C.) e alcune tombe con dipinti di età greca (V sec. a.C.). La più famosa è la tomba del Tuffatore, composta da cinque lastre dipinte da un greco nativo di Paestum. Ci sono molti altri reperti interessanti tra cui statue, anfore e hydrie in bronzo (ritrovate piene di miele).
Paestum è uno di quei posti in cui ci si può rituffare senza fatica, per via dei suoi reperti così grandiosi e intatti, in un tempo così lontano da confondersi col mito. La curiosità sorge spontanea e può essere soddisfatta da un museo ben tenuto, riordinato secondo moderni criteri.
Carmen